I DIRITTI NATURALI DI BIMBI E BIMBE 

Diritto all’ozio
a vivere momenti di tempo non programmato dagli adulti

Diritto a sporcarsi
a giocare con la sabbia, la terra, l’erba, le foglie, i sassi, i rametti

Diritto agli odori
a percepire il gusto degli odori, riconoscere i profumi offerti dalla natura

Diritto al dialogo
ad ascoltare e poter prendere la parola, interloquire e dialogare

Diritto all’uso delle mani
a piantare chiodi, segare e respirare legni, scartavetrare, incollare, plasmare la creta, legare corde, accendere un fuoco

Diritto a un buon inizio
a mangiare cibi sani fin dalla nascita, bere acqua pulita e respirare aria pura

Diritto alla strada
a giocare in piazza liberamente, a camminare per le strade

Diritto al selvaggio
a costruire un rifugio-gioco nei boschetti, ad avere canneti in cui nascondersi, alberi su cui arrampicarsi

Diritto al silenzio
ad ascoltare il soffio del vento, il canto degli uccelli, il gorgogliare dell’acqua

Diritto alle sfumature
a vedere il sorgere del sole e il suo tramonto, ad ammirare nella notte, la luna e le stelle

Gianfranco Zavalloni

 

I diritti naturali dei bambini e delle bambine abbracciano il mondo dell’infanzia nella sua integrità, con l’obiettivo di restituirgli fiducia, considerandolo come luogo di ricerca, di auto-apprendimento e di produzione culturale, si schierano a sostegno delle autonomie dei bambini, della loro creatività, della loro capacità interpretativa e competenza. 

I principi pedagogici che guidano la nostra azione educativa sono il risultato dei vari contributi portati durante gli anni, da ogni singola persona che ha collaborato con la struttura, attraverso studi fatti in materie socio-pedagogiche e psicologiche, letture approfondite di pensieri dei più illustri pedagogisti, scambi con altre realtà educative italiane e non, e bagagli carichi di esperienze.


 

“Aiutiamoli a fare da soli”
Maria Montessori

 

Abbracciando l’ideale montessoriano di indipendenza, abbiamo organizzato i materiali “a misura di bambino” in maniera tale da dargli la possibilità di scegliere autonomamente tra una vasta gamma di attività, in base ai propri interessi e propensioni. L’educatore assume dunque il ruolo di guida; ha il compito fondamentale di illuminare il bambino, soprattutto nella fase iniziale dell’esplorazione di un nuovo materiale e durante una nuova esperienza, affinché poi sia in grado di intraprendere in modo sicuro e autonomo la propria strada.

Un altro spunto assorbito dalla pedagogia montessoriana è quello di cura e ordine. L’idea di ordine è riferita al fatto che ogni cosa sia al suo posto, assume fondamentale rilevanza il prendersi cura dell’ambiente, della propria persona e dell’altro.

L’ordine di cui parla Maria Montessori è anche mentale, parla di uno sviluppo della mente che “avviene a spese dell’ambiente”: avere un ordine mentale è fondamentale per agire in modo coerente. 


 

“Il nostro obiettivo: elaborare una pedagogia che insegni ad apprendere, ad apprendere per tutta la vita dalla vita stessa”
Rudolf Steiner

 

 Dalla pedagogia steineriana raccogliamo con interesse l’importanza del contatto con la natura. Stare all’aria aperta è per i bambini uno stimolo unico e prezioso per le loro capacità cognitive e per la scoperta del mondo, ma è anche fondamentale a livello psicologico perché riduce l’ansia e aiuta a migliorare le prestazioni in tutti i campi, nonché un efficace strumento per aumentare le difese immunitarie in maniera naturale. In quest’ottica il gioco all’aperto diventa per noi parte integrante dell’educazione e della crescita. Durante l’anno andiamo in giardino appena possiamo: correre, rotolarsi, sporcarsi e creare con il verde sono modi di imparare in maniera concreta.


 

 “L’arte è ricerca continua, assimilazione delle esperienze passate, aggiunta di esperienze nuove,
nella forma, nel contenuto, nella materia, nella tecnica, nei mezzi”
Bruno Munari

 

Munari è stato il pioniere dello sviluppo del pensiero creativo attraverso il gioco; mettendo l’arte a disposizione dei bambini, si può lavorare sulle loro capacità di osservazione, sulla loro manualità e creatività, ossia conoscere attraverso la sperimentazione delle tecniche artistiche.

In linea con il suo pensiero riteniamo le attività legate alla creatività parte fondamentale della nostra progettazione annuale, dove mettendo a disposizione dei bambini diversi tipi di materiali lasciamo loro libertà di espressione e sperimentazione.  


 

“Le avventure accadono a chi le sa raccontare”
Jerome Bruner

 

 La narrazione secondo Jerome Bruner è uno dei meccanismi psicologici più importanti; l’essere umano, infatti, avrebbe infatti fin dall’infanzia un’attitudine a organizzare l’esperienza in forma narrativa.

L’educatore dunque, può usare la narrazione come strumento di comunicazione con il mondo del bambino, sia come attività ludica che cognitiva, per lo sviluppo dell’autonomia e il rispetto delle regole. 

Crediamo che la narrazione rappresenti una modalità efficace per far emergere gli aspetti relazionali, emotivi e affettivi della vita del bambino, legati alla costruzione della sua identità culturale e personale. Per questo nella nostra quotidianità diamo grande rilevanza a momenti dedicati esclusivamente alla lettura, realizzata in entrambe le lingue.

“Ogni volta che si insegna prematuramente ad un bambino un concetto che avrebbe potuto scoprire da solo, gli si impedisce di comprenderlo a fondo” Jean Piaget

 Secondo Piaget lo sviluppo cognitivo si verifica attraverso l’assimilazione di informazioni e gli scambi che avvengono direttamente con l’ambiente, permettendo in questo modo di strutturare delle rappresentazioni mentali, schemi cognitivi, ben organizzati. Esistono tappe diverse di acquisizione di capacità mentali per ogni fase di sviluppo. Conoscere le peculiarità e i cambiamenti di ogni fase di sviluppo permette a noi educatori di stimolare correttamente i bambini, rispettando i loro tempi di apprendimento. 


 

“Il bambino ha cento lingue (e poi cento cento cento) ma gliene rubano novantanove…Cento lingue, cento mani, cento pensieri, cento modi di pensare, di giocare e di parlare…”

 Loris Malaguzzi

La pedagogia di Malaguzzi   valorizza le potenzialità di ogni bambino e si basa sul concetto di ascolto attivo tra bambino, educatore e genitore.

Instancabile promotore di una filosofia dell’educazione innovativa, capace di valorizzare quel patrimonio di potenzialità e risorse che si esplica nei “Cento linguaggi dei bambini” ci ha fatto cogliere le innumerevoli potenzialità dei processi creativi e conoscitivi di ognuno.

Per fare questo, le educatrici vengono formate all’osservazione dell’unicità di ogni bambino, declinando un tempo più lento, un tempo della vita infantile fuori dall’organizzazione dei ruoli, il tempo opportuno per stare con l’altro. L’osservazione aiuta a rallentarci, ascoltare, guardare.

Occorre un atteggiamento di stupore, di ammirazione e allo stesso tempo di grande competenza, per i segnali che il bambino manda. L’accoglienza stabile e continuativa presuppone la capacità negativa di attendere, lasciare posto alla gestazione di un’intuizione, di un pensiero per cogliere e condividere stati mentali.

La documentazione invece viene utilizzata non solo per dar voce agli apprendimenti dei bambini, ma anche per creare un dialogo con le famiglie.

“Documentare per comunicare, restituire, creare un ponte; per sostenere i genitori nel sentirsi parte dell’esperienza dei figli e nel desiderare di farne parte. Creare strumenti e occasioni per condividere fra genitori e insegnanti, attraverso l’esposizione di immagini e di materiali, alcuni aspetti della vita del loro bambino nella quotidianità, significa riflettere insieme sui significati delle esperienze che i bambini stanno vivendo, dignifica investire nella costruzione condivisa della storia di crescita di ciascun bambino” (Malvasi, Zoccatelli, 2012)